[Recensione] Tutto quello che non ricordo di Jonas Hassen Khemiri



Trama
Questa è la storia di Samuel, un ragazzo che ha perso tragicamente la vita: è stato un incidente o un suicidio? Un giovane scrittore incontra tutti quelli che lo conoscevano per ricostruire attraverso le loro parole chi era
veramente Samuel: l’amico speciale Vandad, ora in carcere; la Pantera, artista underground a Berlino; il grande amore Laide, attivista per le donne migranti; l’arzilla nonnina a cui la malattia sta strappando la memoria. Un appassionante puzzle di voci si compone con la suspense, i colpi di scena e le contraddizioni di un’indagine a presa diretta in cui ciascuno racconta la sua personale verità. E mentre capiamo di non poterci fidare fino in fondo di nessuno veniamo risucchiati nel ritratto commovente, esilarante e irresistibilmente umano di un ragazzo che abbraccia il mondo con la spontaneità pura di un bambino. Uno
smemorato cronico alla continua ricerca di esperienze indimenticabili, che annota su miriadi di quaderni per combattere la sua paura dell’oblio. Un outsider tenero ed enigmatico, forse un poseur, forse un sognatore sfruttato dalle persone che più amava, a cui ci affezioniamo come a un amico che ci fa osservare con uno sguardo nuovo il nostro rapporto con gli altri e con la vita. Tutto quello che non ricordo è una storia d’amore e di amicizia, di tradimento e autoinganno, ma è anche un romanzo sulla perdita, sul tempo che abbiamo, sul nostro bisogno di ricordare ed essere ricordati, e sulle parole a cui ci aggrappiamo nella speranza o nell’illusione di cambiare tutto quello che è stato.

La mia opinione
La casa editrice Iperborea ormai “non sbaglia un colpo” e ci regala un nuovo meraviglioso romanzo: “Tutto quello che non ricordo” dello scrittore tunisino-svedese Jonas Hassen Khemiri. 
Devo ammettere che non conoscevo questo scrittore prima e da questo momento vi confesso che non vedo l’ora di conoscere tutti i suoi lavori.
“Tutto quello che non ricordo” ha ricevuto critiche positivissime e non mi stupisce.
Lo scrittore, attraverso la ricostruzione delle vicende che hanno preceduto la misteriosa morte di Samuel (incidente o suicidio?) scandaglia profondamente la mente umana, trasmettendo la sensazione che i fatti che ci accadono non sono mai oggettivi, ma profondamente influenzati dalla nostra memoria.
Intervistando i principali personaggi della storia, tutti legati a Samuel, e cioè la Pantera, Laide e Vandad, lo scrittore non riesce a ricostruire pienamente la vita di Samuel. O meglio, lo fa, ma attraverso quelle che sono le prospettive di ciascuno dei personaggi.
Ecco quindi che gli eventi cambiano inevitabilmente, così come muta il personaggio di Samuel, a seconda di chi, in quel momento, è la voce narrante. E il lettore si trova necessariamente a chiedersi “chi sono io? Quello che sento di essere o la percezione che gli altri hanno di me”. 
Anche la scelta del personaggio, da questo punto di vista non è casuale: Samuel non sembra avere carattere, sembra plasmarsi diversamente a seconda della persona con cui si trova, cercando di adattarsi a quelli che sono i desideri altrui.
Una nota particolare di merito va sicuramente allo stile dello scrittore: il romanzo è incalzante, strutturato come delle mini interviste ai personaggi, donando al lettore la sensazione di essere là a chiacchierare con loro.
Dopo aver vissuto gli amori, le amicizie, i sogni di Samuel, rimane alla fine un senso di vuoto: quello di non aver capito fino in fondo il personaggio principale e non avere risposta alla domanda iniziale, che è il fulcro dell’indagine dello scrittore. A seconda del punto di vista che accoglierete, infatti, vi farete una diversa idea sul destino di Samuel, se la sua morte sia stata una scelta o un tragico incidente.
Voto finale: 5/5

Commenti

  1. Interessante suggerimento. E' un titolo che non conosco. Dovrò rimediare.

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