[Intervista all'autore] Angela Bianchi autrice di "Scelgo Me"



Buon pomeriggio lettori e lettrici e ben ritrovati! Oggi il blog ospita l'intervista all'autrice Angela Bianchi, che con il suo romanzo "Scelgo me" ha fatto emozionare tantissimi di noi. Spero che vi divertirete quanto me a leggere le risposte alle domande che le ho posto! Buona lettura!

Angela Bianchi (foto presa dal web)
1. Il romanzo è ambientato in America, precisamente a Boston, che descrivi talmente bene che sembra di esserci. Hai qualche legame particolare con questa terra? Ci sei stata?
R. No, non a Boston ma è una delle città inserite nella mia lista di posti da visitare prima di... (mi avete capito). Il fatto che l’abbia ambientato negli Stati Uniti è stato funzionale per la storia che volevo raccontare. Mentre scrivevo Scelgo me, mi sono chiesta: qual è il posto dove questi personaggi possono esprimere al meglio le loro potenzialità? La risposta è stata gli Stati Uniti e poi di conseguenza ho scelto Boston come viaggio per la mia fantasia. 


2. Il legame tra gemelli: un rapporto molto particolare. Personalmente mi è capitato di conoscere dei gemelli e notare questa loro capacità di parlare attraverso gli occhi. Ti sei ispirata a qualcuno in particolare?
R. Conosco io stessa dei gemelli ma non mi sono ispirata a loro. Avevo bisogno di qualcuno che conoscesse Jayla forse anche più di lei stessa, qualcuno che potesse davvero essere la sua anima gemella (e qui non c’è niente di incestuoso perché non siamo nel Trono di Spade) e quindi perché non creare un personaggio che con lei abbia condiviso tutta la vita compresa la nascita?


3. In generale, oltre ai gemelli, fai spesso riferimento al valore della famiglia. Jayla Raylai è molto affezionata ai suoi e, allo stesso tempo, loro fanno di tutto per proteggerla. Che ruolo ha la famiglia nella tua vita?
R. La famiglia è il mio posto nel mondo, per usare le parole di Jayla quando descrive il rapporto con suo fratello Jordan. Io ho la fortuna di avere due meravigliose famiglie, quella di origine e quella che ho scelto, il mio gruppo di amiche e amici, o forse sarebbe il caso di dire che ci siamo scelti reciprocamente. Non a caso la dedica iniziale in Scelgo me è alla mia Ohana che in hawaiano significa famiglia, famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato. Questo perché nella cultura hawaiana ohana sì significa famiglia ma nell’accezione più estesa del termine, enfatizzando l’idea che famiglia e amici sono uniti assieme e che devono cooperare e ricordarsi gli uni degli altri. 


4. Una domanda ancora più personale (se vuoi gentilmente mandarmi a quel paese fai pure ahahah). Ho letto nella tua biografia che ami le storie d’amore e che l’idea del romanzo ti è venuta perché sarebbe stata una storia che “avresti voluto leggere”. Siccome chi mi segue sa che io ho smesso di sognare tra le storie d’amore da tempo, mi ha incuriosita questo aspetto di te. Quindi un po’ te la sei cercata: qual è il tuo rapporto con l’amore?
R. Lo stesso rapporto che ho con il cibo spazzatura, cerco di evitare di mangiarlo per la maggior parte del mio tempo ma poi mi ritrovo, non so come, seduta a un tavolo di McDonald’s ad abbuffarmi come non ci fosse un domani. Scherzo, ma pensandoci bene non so neanche quanto. Comunque per rispondere alla tua domanda leggo molti romanzi d’amore perché è uno dei pochi generi che riesca a farmi disconnettere il cervello dalla vita reale e già solo per questo motivo rientrano tra le mie letture preferite ma purtroppo leggo anche tanti libri di psicologia e antropologia e questo rende il mio rapporto con l’amore fin troppo logico e analitico per poter credere al principe azzurro della Disney.

5. Altro argomento fondamentale del romanzo è sicuramente lo sport: in particolare, le arti marziali. Sottolinei l’importanza dello sport non solo come sfogo nella vita quotidiana, ma anche nel suo ruolo formativo. Pratichi qualche sport? (se si tratta di arti marziali e vuoi picchiarmi per la domanda precedente, la ritiro!!)
R. Sono convinta che lo sport, oltre che far bene in termini di salute, abbia un ruolo fondamentale nella formazione di un individuo specialmente nei periodi evolutivi come l’infanzia e l’adolescenza. Ho praticato il nuoto sin da bambina e poi ho scoperto gli sport da combattimento. Pratico la Muay Thai (arte marziale meravigliosa) da qualche anno, quindi a causa della domanda precedente, “io ti cercherò e ti troverò”. ; -))


6. Tutti noi tra film, serie TV e libri abbiamo un po’ lo stereotipo del nerd bruttino, poco curato, sicuramente non atletico. Tu invece, controcorrente, scegli Christopher Byron. Ti sei ispirata a qualcuno che conosci realmente o è nato (sigh) dalla tua fantasia? (se conosci davvero un nerd così, le tue lettrici faranno la fila, sappilo!)
R. Christopher nello specifico purtroppo non esiste, è frutto della mia fantasia ma con questo libro volevo sfatare alcuni stereotipi tra cui quello del nerd rappresentato nei film, nelle serie TV e nei libri perché credo che oggi non sia più un valido modello. Tutti sono tecnologici (a parte me che sono tecno-illogica) e molti adorano i fumetti, i supereroi o frequentano corsi di ingegneria, di fisica e non sono per nulla bruttini, poco curati o non atletici. 


7. Il ruolo della donna nella società moderna: forse l’argomento più insidioso di tutti, ma richiamato continuamente dal romanzo e sicuramente molto attuale. Ti è mai capitato nell’ambito lavorativo di sentirti pregiudicata in quanto donna?
R. Si mi è capitato molte volte, purtroppo le donne sono ancora fortemente discriminate rispetto agli uomini e non solo in ambito lavorativo. C’è ancora tanto lavoro da fare affinché si possa davvero parlare di parità di genere ed è un lavoro difficile in una società che ancora si ostina a dividere il mondo in due colori, rosa e celeste. 


8. Alla fine del romanzo ci lasci con il fiato sospeso. Immagino che, per ragioni editoriali, non potrai parlarne diffusamente, ma ti prego scrivici che ci sarà un seguito!!! Altrimenti lo scrivo io!
R. Posso dirvi che quando scrivo qualcosa, che sia un racconto o un romanzo, lo faccio perché sono i personaggi che si palesano nella mia testa e mi raccontano la loro storia, arrivano e non se ne vanno finché io non ho messo nero su bianco tutto ciò che avevano da dirmi. Detto questo, Jayla e Chris ancora sono qui, nella mia testa e neanche io sono pronta a lasciarli andare. (Vi giuro che non ho problemi psichici, mi sono fatta controllare). 


Grazie per l’intervista e grazie a tutte le mie lettrici e i miei lettori. 

Commenti

Post più popolari