[Recensione] Una famiglia quasi felice di Amanda Prowse - Newton Compton Editori



Trama
Kathryn Brooker è la moglie del preside. Mentre suo marito Mark passa le giornate cercando di arginare l’esuberanza di frotte di adolescenti indisciplinati nelle grandi sale dell’edificio scolastico dove lavora, Kathryn prepara focaccine per la partita di cricket del figlio nel cottage all’interno del cortile della scuola. La sera, quando torna a casa, Mark si complimenta con lei e la bacia, mentre i figli li prendono in giro per quelle melense dimostrazioni di affetto. Kathryn Brooker sembra davvero rispondere all’immagine di moglie e madre soddisfatta. Se qualcuno riuscisse a sbirciare attraverso la finestra della loro casa ordinata, vedrebbe quattro figure sedute comodamente intorno al tavolo della cucina a chiacchierare: l’immagine di una famiglia felice, un’oasi di amore e serenità. Quel qualcuno di certo proverebbe invidia per Kathryn e per la sua vita perfetta. Ma si sbaglierebbe di grosso. Kathryn è intrappolata in un incubo. Ed è arrivata a un punto di non ritorno, tanto da essere pronta a compiere un passo che solo una donna veramente disperata sarebbe in grado di fare…

La mia opinione
La copertina dell’ultimo romanzo di Amanda Prowse non potrebbe essere più azzeccata per descrivere la protagonista di “Una famiglia quasi felice”, Kathryn Brooker, un indifeso uccellino in gabbia.
La sua gabbia è una vita apparentemente perfetta:  un marito bello, affascinante e di successo, preside di una scuola prestigiosa, due figli sani e felici, una casa da sogno. Cosa si potrebbe desiderare di più? Questo è quello che si penserebbe guardando la superficie.
Ma, dietro a quella perfezione, si cela una tragedia familiare che va avanti da anni e che Kathryn riesce a nascondere perfettamente dietro un sorriso forzato e un aspetto sempre impeccabile.
Ma, come spesso accade, agli altri si può far credere tutto, se ci si ferma alla superficie e alle apparenze. Soprattutto oggi, sappiamo come sia semplice inventarsi una vita perfetta che nasconda le sofferenze date da violenze psicologiche e fisiche, purtroppo spesso difficili da denunciare.
E Kathryn, ingenuamente, pensa che sopportare e stare zitta, continuare a vivere in quella gabbia, sia l’unico modo per salvare i suoi figli, per farli vivere bene in una apparente famiglia da “Mulino Bianco”.
Ma la sopportazione ha un limite e Kathryn arriva ad un punto in cui non le rimane scelta che compiere un gesto terribile, il racconto del quale dà inizio al romanzo.
L’incipit del romanzo vi lascerà sorpresi: penserete di essere di fronte alla storia di una psicopatica. In realtà, scoprirete che Kate è una donna favolosa, che ha annullato se stessa pensando solo di fare del bene, di offrire un futuro migliore ai figli, quel futuro che sognava lei prima di rimanere incastrata in un matrimonio infelice.
Questo romanzo è una denuncia alla violenza, troppo spesso nascosta tra le spesse mura di una casa familiare. La Prowse, con l’esempio di Kate, ci porta a ricordare che tutto, qualunque cosa, deve essere denunciata, che non bisogna avere paura, che non bisogna permettere a nessuno di farci del male, proprio per non dover arrivare al punto di non ritorno al quale arriva Kate.
Ma è anche un romanzo sulle seconde possibilità, sul coraggio di raccogliere i pezzi della propria vita e ricominciare da capo, cambiando un destino che sembra segnato.
Ed è una storia sull’amore: l’amore profondo che solo una madre può provare per i suoi figli, disposta a fare di tutto per loro, persino soffrire in silenzio.


Commenti

  1. Una storia dalle tematiche delicate e dallo stile intenso, a quanto sembrerebbe! :)
    La tua descrizione della protagonista mi ha fatto pensare un po' a Celeste, uno dei personaggi principali di "Big Little Lies"...

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